La forma significativa del pensiero e della letteratura ebraica è il commento, la forma letteraria del Talmud: una conversazione tra amici “di tutti i luoghi e tempi”.
Questa forma di conoscenza sembra forse estranea alla teologia cristiana, perché essa parte dalla definitiva Parola di Dio, dal Logos, che è l’ebreo Gesù di Nazareth.
I contributi raccolti in questo volume vogliono seguire il modo di pensare del commentare. Sono testi che entrano in dialogo con la teologia, il magistero e la pratica della Chiesa. Che chiamiamo l’illuminazione di Dio sul mondo e su di noi, la Rivelazione, e che ci spinge a riflettere ulteriormente.
La presenza frequente dell’ebraismo nei testi può essere sorprendente. Fortunatamente non è più solo l’Antico Testamento che interessa, ma la presenza di una comunità che si confronta costantemente con l’unica Sacra Scrittura dell’Ebreo Gesù, e in mezzo alla nostra società prende su di sé il “giogo della Torah”.
Il rapporto con Israele non è una questione di “dialogo interreligioso”. Il nostro rapporto con l’ebraismo è unico, a differenza di qualsiasi altro rapporto interreligioso come più volte hanno sostenuto San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
Nelle storie dell’Antico Testamento, fin da Abramo e nell’incontro con gli ebrei di oggi, incontriamo tutto ciò che Israele ha raccolto ed è ancora oggi per noi promessa, attrazione e messa in discussione della nostra vita di cristiani e di Chiesa.
Forse non lo sappiamo, ma molto di ciò che oggi si vive nelle parrocchie proviene da queste sorgenti, come la parola “popolo di Dio”; come la fede e il culto biblico sono rivolti alla comunità; come la celebrazione eucaristica deve costruire una comunità e non rivolta alla soddisfazione individuale dei bisogni religiosi.
La teologia basata sull’esperienza di essere Chiesa, l’unità dell’Antico e del Nuovo Testamento e le sfide della storia recente caratterizzano i contributi del Tesoro particolare qui raccontato.