Dopo gli annunci della «morte dell’uomo», la dissoluzione del soggetto e la decostruzione dell’io, l’Autore, senza «minimamente nascondere la sua identità di presbitero della Chiesa cattolica», ha messo a punto il suo impegnativo lavoro di docente e di raffinato studioso, per affrontare il gravoso e urgente problema della ricostruzione dell’io. Spesso la nostra cultura si limita a prendere atto della crisi antropologica e non propone vie d’uscita, alimentando un individualismo esasperato e la frattura interna dell’uomo.
Con grande coraggio teoretico e il pensare «alto» l’Autore ci offre, attraverso un lungo percorso storico-filosofico, «la rielaborazione e la messa a punto di uno sguardo non unilaterale e tendente alla riunificazione dell’essere umano, frantumato nell’estrema modernità con esiti che arrivano ai nostri giorni».
Il percorso ricostruttivo è alimentato nella prima parte del lavoro dalla rivisitazione e dalla lettura originale non solo di filosofi (Bergson, Husserl, Stein, Guardini, Karol Wojtyła), ma anche di artisti come Ungaretti e Stravinsky, scelti perché hanno contribuito «ad uscire – per lo meno, ad indicare la strada per farlo – dalle secche del positivismo e della frantumazione dell’io».
La radice filosofica della scelta di questi autori sta «nel nucleo concettuale generatore della coscienza, intenzionata verso ciò che è altro da sé».
Nella seconda e conclusiva parte, l’Autore mette sinteticamente in luce alcuni risultati rilevanti per delineare una visione antropologica, che affermi l’unicità e la dignità di ogni persona.
Indubbiamente questo lavoro è un serio contributo all’affermazione del senso totale dell’uomo nella ricerca e nella prassi quotidiana.
dalla Prefazione