AMEN è la parola che svetta sul fascio di colori nella prima di copertina; di solito “Amen” è la conclusione di una preghiera: … e così sia!
L’autore, però, non priva l’amen di questo significato. Offre al lettore un’interpretazione più “intrigante”: «l’Amen della Santa Messa non si riferisce alle singole preghiere, ma ad una storia intera, che risale agli inizi della storia della salvezza» (ivi 54).
Un filo rosso lega le 22 omelie, il filo rosso della fedeltà a Dio, al Popolo del suo primo amore, alla Chiesa e al mondo.
Nelle omelie don Achim dona un aiuto al lettore, celebrante della Messa: è la grazia “mediata” con la quale Dio ci viene incontro, facendoci capire le parole utilizzate per celebrare la nostra Messa, nella fedeltà a tutta la storia della salvezza, da Abramo, ai Patriarchi, ai Profeti, a Gesù, a Maria e a tutti i credenti di Israele e della Chiesa.
L’Amen non chiude le preghiere, ma apre un mondo che è molto più ampio delle nostre assemblee liturgiche, un mondo che è la storia colorata di Dio con noi.